Nazione: Stati Uniti
Anno: 2019
Episodi: 10
Piattaforma: Netflix
Genere: Commedia, drammatico, azione, fantastico
Creata da: Steve Blackman, Gerard Way
Attori: Ellen Page, Tom Hopper,Robert Sheehan, Emmy Raver-Lampman, David Castañeda
Voto Filmantropo:
Nel 1989, in varie parti del mondo nascono inspiegabilmente 43 bambini. Il miliardario Reginald Hargreeves riesce a rintracciarne sette, che riunisce nell’Umbrella Academy, un gruppo di supereroi bambini apparentemente destinati a salvare l’umanità. Anni dopo il team non esiste più, i sette “fratelli” dopo aver preso strade diverse, si sono allontanati l’uno dall’altro. Sarà l’improvvisa morte di Hargreeves a farli riunire
Ecco la serie che non ti aspetti, quella che cominci a guardare più per curiosità che per reale interesse, sicuro che la produzione non sarebbe mai riuscita nell’impresa di trasferire sul piccolo schermo un fumetto tanto anomalo quanto The Umbrella Academy. Opera di Gerard Way, ex frontman dei My Chemical Romance (che ha scritto i primi episodi mentre era in tournée con la propria band), e del disegnatore brasiliano Gabriel Bá, il fumetto racconta le vicende di uno stravagante gruppo di supereroi, costituito da sette ragazzini, nati tutti lo stesso giorno da madri che, fino al momento di partorire, non erano neppure incinte. Adottati da un misterioso miliardario, Reginald Hargreeves, in realtà un alieno che nasconde il suo vero aspetto dietro una maschera, tutti i bambini sviluppano presto un superpotere, che, a sentire Hargreeves, dovrà servirgli per salvare il mondo da una non ben precisata catastrofe futura. Raccontata così, la trama non sembrerebbe neanche troppo difficile da adattare per la televisione, ma il fumetto di Way e Bá, in realtà, è molto di più: immaginate un racconto in perfetto stile pulp anni Trenta, con città futuristiche che potrebbero tranquillamente provenire da un romanzo di William Gibson, ma arricchite da suggestioni tipicamente steampunk. Pensate, poi, a una Torre Eiffel che vola nello spazio, alla statua di Lincoln a Washington che prende vita e forse vi sarete fatti un’idea di cosa sia The Umbrella Academy. Eppure, incredibile a dirsi, pur rimanendo sostanzialmente fedele all’idea di partenza del fumetto, lo showrunner Steve Blackman (aiutato da Jeremy Slater, già autore della serie TV The Exorcist) è riuscito a trovare il modo di realizzare una serie piacevole e divertente, oltre che una delle cose migliori offerte da Netflix negli ultimi mesi (persino meglio di gran parte degli show tratti dai fumetti Marvel, solo per rimanere al genere supereroistico). Naturalmente, per poter arrivare a questo risultato, non avendo a disposizione un budget simile a quello messo a disposizione da Disney e Warner per i rispettivi cinecomics (sebbene – bisogna dirlo – gli effetti speciali, anche citando semplicemente il lavoro fatto con lo scimpanzé parlante Pogo, sono di ottima fattura e uno dei pregi principali della serie), Blackman e Slater sono stati costretti a eliminare tutte le parti più difficili da gestire in live-action: tanto per cominciare, i diversi personaggi (tranne uno, ma non vi riveleremo chi) sono molto meno potenti dei loro corrispettivi cartacei; inoltre, monumenti che si muovono o altre stramberie uscite dalla fervida immaginazione di Way e Bá non hanno trovato spazio nella trama; infine, anche l’origine aliena di Hargreeves sembra essere stata, per il momento, accantonata. In compenso, però, i due autori sono stati capaci di costruire una vicenda appassionante, mixando sapientemente tutto ciò che poteva essere facilmente trasferito dalle pagine dei fumetti alla TV con elementi completamente originali, tra cui una caratterizzazione dei personaggi superlativa, neanche lontanamente paragonabile a quella appena abbozzata su carta. Luther, Allison, Klaus e il resto della “famiglia” sono persone reali, problematiche, tutte in qualche modo vittime del potere di cui sono stati dotati alla nascita (e di cui non è ancora stata svelata l’origine), o della totale mancanza di affetto da parte del “padre” adottivo, interessato solo al loro addestramento. Oltre a questo i due autori sono riusciti anche a divertirsi citando piccoli classici della fantascienza televisiva (il mondo post-apocalisse in cui rimane intrappolato Cinque, per esempio, richiama subito alla mente uno degli episodi più famosi della mitica serie Ai confini della realtà) o a esibire qualche geniale virtuosismo (così come già visto in Legion, serie in cui Blackman ha collaborato con Noah Hawley, nei titoli di testa di ogni episodio, la scritta The Umbrella Academy compare sempre in maniera diversa). Fondamentale, poi, l’ottima scelta del cast, capeggiato da una bravissima Ellen Page, finalmente in una parte di rilievo (se si escludono le sue brevi comparsate come Kitty Pride nei recenti film dedicati agli X-Men, la giovane attrice canadese non aveva più ottenuto un ruolo importante da To Rome with Love di Woody Allen, nel 2012): la sua umanissima Vanya, così fragile e così volutamente poco appariscente, è il personaggio in cui è più facile immedesimarsi. Da non sottovalutare, però, neanche le prove degli altri giovani interpreti, su tutte quelle di Robert Sheehan e di Aidan Gallagher Sheehan, nelle vesti di Klaus, è una persona tormentata, la sua capacità di parlare con i defunti viene subito mostrata più come una maledizione che come un dono e, per limitare il più possibile il suo potere, e non impazzire, è
costretto ad assumere droghe in continuazione. Ma la dipendenza dagli stupefacenti e la perenne mancanza di lucidità lo rendono più una specie di hippy post-moderno che un supereroe. L’umanità che ne deriva, però, è, come nel caso del personaggio di Vanya, e grazie alla performance dell’attore irlandese, la carta vincente giocata di nuovo dagli autori. Il giovanissimo Aidan Gallagher (è nato nel 2003), invece, è uno strepitoso Numero Cinque. Sebbene la sua giovane età lo renda poco credibile come ultrasessantenne nel corpo di un ragazzino, Gallagher appare sempre sicuro di sé e perfettamente in parte, anche quando deve, effettivamente, mostrare comportamenti da adulto.
Se dopo la cancellazione delle serie Netflix ambientate nel Marvel Cinematic Universe, la mai decollata Agents of S.H.I.E.L.D., le non proprio entusiasmanti Cloack and Dagger e The Gifted, e le banalotte trasposizioni televisive dei personaggi DC, pensavate che il genere supereroistico avesse già esaurito la sua carica dirompente, credeteci, The Umbrella Academy (già rinnovata per una seconda stagione) vi farà cambiare idea.