Nazione: Norvegia, Stati Uniti D’America
Anno: 2019
Durata: 88 min
Genere: Orrore, thriller
Regia: Lars Klevberg
Attori: Kathryn Prescott, Tyler Young, Katie Stevens, Samantha Logan, Madelaine Petsch
Voto Filmantropo:
Una Polaroid Sx-70 recuperata per caso dall’adolescente Bird cela un cupo mistero dietro di se.
Polaroid. Poche lettere che indicano un marchio, una storia, un qualcosa che rievoca lontani ricordi di fasti mai più raggiunti ma che, nonostante l’avanzare dell’era tecnologica raccoglie ancora una nicchia di amanti. Chi non ha mai visto o provato una di quelle fantastiche macchinette punta-scatta-sviluppa? Vederle associate come tema principale di un film, per giunta horror, ha suscitato al sottoscritto un immediato interesse. Finalmente nessuna possessione, nessuna bambina zombificata dai capelli corvini e cadenti sul viso, niente di usuale insomma, qualcosa che sa di freschezza. E negli ultimi anni non è molto comune trovare qualcosa di originale in questo ambito. Le aspettative sono confermate al banco di prova? Ahimè qua purtroppo iniziano gli scricchiolii. Se è lodevole lo spunto iniziale, la fotografia, ed anche il cast che nonostante tutto se la cava abbastanza bene, purtroppo questa pellicola è, almeno al momento della recensione, una delle regine dei cosiddetti jump scares. La crociata continua contro questo furbo e banale strumento per “spaventare” in assenza di una visione più ampia dello script. Si sobbalza solo ed esclusivamente per stacchi improvvisi, picchi dello score musicale folli. Questo vuol dire che, all’atto pratico, la carne al fuoco c’è ma è cotta decisamente maluccio e un pò dura. Per averne una riprova basterebbe riguardare la pellicola consci e consapevoli del punto esatto di ogni jump scares. Non rimarrebbe tantissimo. Tuttavia, la forza e l’originalità dell’idea di base unite ad una comunque onesta trama che spiega i vari avvenimenti senza lasciare i soliti fastidiosi punti di domanda potrebbe rendere la visione piacevole e sicuramente superiore a molti altri film di genere.
A conferma di quanto detto è presente persino un twist finale che ribalta completamente la situazione e la prospettiva iniziale. L’atmosfera è buona, non rimanda agli horror per teenager (cosa che ha sepolto in parte Pet Sematary) e, a conferma di tutto quello detto fin’ora, sarebbe gradito un sequel con impostazione diversa.