Nazione: Stati Uniti
Anno: 2018
Episodi: 10
Piattaforma: Sky
Genere: Commedia, drammatico
Creata da: Roman Coppola, Jason Schwartzman
Attori: Gael García Bernal, Lola Kirke, Saffron Burrows, Hannah Dunne
Voto Filmantropo: 

 

 

 

 

Mentre Rodrigo (Gael García Bernal) e Hailey (Lola Kirke) decidono di ufficializzare la loro unione sentimentale, un nuovo investitore giapponese si fa avanti per assicurare un futuro all’Orchestra Filarmonica di New York, a condizione, però, che Rodrigo accetti di dirigere il Requiem di Mozart. Nel frattempo Hailey continua a coltivare il sogno di diventare una delle poche donne ad affermarsi come direttrice d’orchestra, ma per fare questo, deve, in qualche modo, limitare l’influenza di Rodrigo.

 

 

Così come diverse altre serie partite un po’ in sordina, Mozart in the Jungle ha saputo conquistarsi, negli anni, un pubblico di fedeli appassionati. Anche questa quarta stagione ha confermato che un mondo elitario come quello della musica classica, se affrontato con i toni leggeri e scanzonati tipici di una commedia brillante, può diventare appetibile persino per quegli spettatori per i quali Mozart e Beethoven sono spesso sinonimo di noia. Un plauso al nutrito team di autori, quindi, in particolare a Roman Coppola e a Jason Schwartzman, il quale, memore della lezione di Wes Anderson, suo regista in diversi film, è probabilmente il responsabile dei momenti più surreali della serie, sorta di versione a stelle e strisce di quel realismo magico tipico di tanta letteratura latinoamericana (non è un caso che sia Rodrigo il principale protagonista di questi momenti). Da non dimenticare, poi, il contributo di Paul Weitz, a lungo ricordato solo per aver diretto, a fine anni Novanta, un piccolo cult come American Pie. Sebbene partecipi alla serie soprattutto in veste di regista di alcuni episodi, si è sempre assunto, fin qui, l’onere di scrivere l’apertura e la chiusura di ogni stagione (a eccezione dell’episodio pilota, opera del duo Coppola-Schwartzman, con il supporto di Alex Timbers), momenti chiave, determinanti per il successo di uno show. Successo a cui ha senz’altro contribuito la scelta di spostare, già dalla seconda stagione, l’ambientazione fuori da New York. In questo modo è stato possibile “rinnovare” di continuo la serie, che, altrimenti, avrebbe presto mostrato la corda (le tematiche di fondo dello show, infatti, potevano dirsi in gran parte concluse già alla fine della prima stagione), senza tradirne eccessivamente le premesse: la musica è parte delle tradizioni di ogni paese, e mostrare come queste tradizioni si integrino tra loro costituisce un sicuro motivo di richiamo per gli spettatori. Questo è particolarmente vero in questa quarta stagione, a lungo ambientata in Giappone, un paese culturalmente lontano dall’Occidente, ma, proprio per questo, ancora più interessante da scoprire.

Naturalmente non è possibile parlare di Mozart in the Jungle, senza menzionare i suoi protagonisti, a partire da Gael García Bernal, la cui trascinante interpretazione rappresenta indiscutibilmente un altro dei motivi di successo dello show. Il suo Rodrigo è un folletto esuberante e anarchico, capace di trasmettere allegria e spensieratezza in ogni scena. Non sorprende, infatti, che lo spazio a lui dedicato sia aumentato di parecchio in questa stagione, sacrificando, purtroppo, quello degli altri componenti dell’orchestra, compreso quello di Saffron Burrows, la cui Cynthia sembra avere esaurito quel ruolo centrale, che aveva avuto nelle prime stagioni. Non si può dire lo stesso di Malcolm McDowell, sempre più mattatore della serie e per nulla stanco di calarsi nei panni dello scorbutico Thomas Pembridge, un personaggio che ha dato nuovo lustro alla sua carriera, la quale sembrava destinata a terminare in un’interminabile serie di film di serie C. I suoi battibecchi amorosi, con la brava Bernadette Peters, rappresentano il perfetto contraltare comico alle scene con protagonisti Rodrigo e Hailey (una sempre luminosa Lola Kirke), dove l’umorismo non manca, ma è il romanticismo a farla da padrone.

Prima di chiudere, un breve cenno ai meravigliosi titoli di testa della serie. Una piccola magia di suoni e immagini (sempre diversi in ogni episodio), che riesce a riassumere lo spirito della show in pochi secondi. Uno show di cui, però, ancora non si conosce il destino. A oggi, infatti, nonostante il successo di pubblico (ma anche di critica, ricordiamo che la serie ha vinto due Golden Globe nel 2016), dagli Amazon Studios non è ancora stato fatto trapelare nulla riguardo la possibilità che per Rodrigo e soci ci possa essere anche una quinta stagione. Speriamo che la lungimiranza mostrata finora dai boss dell’azienda di Seattle non venga improvvisamente a mancare, perché sarebbe davvero un peccato rinunciare a questa autentica delizia del piccolo schermo.

 

 

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