Olivia Lake (Sharon Stone) è una famosa scrittrice e illustratrice di libri per bambini, che vive appartata in compagnia di pochi amici. Dopo aver tentato invano di sedurre il giovane disegnatore Joel Hurley (Garrett Hedlund), viene raggirata da Eric Neill (Frederick Weller) per conto di alcuni suoi associati. Improvvisamente, durante i festeggiamenti di Capodanno, Olivia scompare.
Steven Soderbergh non finisce mai di sorprendere. Dopo aver annunciato più volte di volersi ritirare dalla regia, per dedicarsi esclusivamente alla pittura, ha improvvisamente deciso di fare marcia indietro, sostenendo di aver confuso la sua frustrazione verso le troppe regole imposte dall’industria cinematografica, come una sorta di rifiuto verso il suo lavoro. Sembra che sia stata la regia di The Knick (bellissima serie Cinemax, purtroppo cancellata dopo appena due stagioni) a fargli cambiare idea. Lavorare per la televisione, infatti, gli avrebbe fatto comprendere quanto sia obsoleta l’idea di cinema che gli studios hollywoodiani continuano imperterriti a portare avanti, e, quanto, invece, sia creativamente stimolante cercare di sfruttare il potenziale nascosto negli altri media o tentare di far emergere le enormi possibilità offerte dalle nuove tecnologie. E così ecco che a distanza di pochi mesi, il regista premio Oscar per Traffic non solo si è presentato in concorso a Berlino con un film interamente girato con un iPhone (Unsane, in arrivo in Italia a maggio), ma ha anche trovato il tempo di dedicarsi allo strano esperimento di Mosaic, un’opera interattiva nata come applicazione gratuita per dispositivi iOS e Android, dove l’utente può scegliere da quale prospettiva far sviluppare la trama. E non è finita qui, perché i contenuti video sono stati successivamente rimontati da Soderbergh in una serie televisiva, andata in onda su HBO (ed è in questa veste che è arrivata qui da noi. L’applicazione, per il momento, è disponibile solo negli USA), dove, curiosamente, è stata mantenuta la stessa impostazione dell’applicazione. Infatti, nel corso dei sei episodi che compongono questa prima, e probabilmente unica, stagione, lo sviluppo della trama è tutt’altro che lineare, con continui e improvvisi cambi di direzione, e con personaggi cardine che improvvisamente diventano marginali, o scompaiono del tutto, e altri che, partiti come comparse, diventano veri e propri protagonisti. Inoltre, alcuni episodi si aprono esattamente con la stessa scena, per poi proseguire in maniera differente, in modo che la narrazione possa adeguarsi al diverso punto di vista del personaggio sotto la luce dei riflettori in quel momento. Ma terminato l’effetto sorpresa, alla fine si ha l’impressione che non tutto funzioni a dovere: l’incessante ribaltamento di prospettiva tende a confondere lo spettatore. Inoltre, arrivati all’ultima scena, la sensazione di incompiutezza è alquanto palpabile. Che questo senso di smarrimento fosse proprio quello che Soderbergh voleva? Non si può negare che parte del fascino dell’opera derivi proprio da questo ricorrente rimescolio delle carte: come in ogni giallo che si rispetti, il regista americano non lesina affatto nell’usare tutti i trucchi a sua disposizione per confondere le acque (basti vedere quanti personaggi, per motivi diversi, hanno un motivo più che valido per avercela con Olivia). Tuttavia, il dubbio che non tutti i pezzi del “mosaico” siano stati inseriti nel posto giusto rimane. Inoltre, i dialoghi frammentati e volutamente oscuri, benché scritti in maniera brillante, rappresentano uno sforzo di comprensione non da poco anche per gli spettatori più attenti.
Venendo agli attori, possiamo dire che quasi tutto il cast porta avanti la propria parte con professionalità senza particolari picchi recitativi, ma anche senza evidenti cadute di tono. Discorso a sé per Sharon Stone, qui probabilmente in una delle sue migliori performance. L’ex femme fatale di Basic Instinct si cala perfettamente nei panni di una donna matura all’apice del successo, ma incapace di costruire una relazione sentimentale duratura, e per questo facile preda di truffatori e profittatori di ogni genere. Un personaggio che ricorda, con le dovute proporzioni, la Gloria Swanson di Viale del tramonto.
In conclusione, come giudicare il lavoro di Soderbergh? Se è sicuramente da lodare il tentativo di modernizzare il linguaggio cinematografico attraverso nuove forme di intrattenimento, Mosaic resta, per il momento, solo un prototipo (e per questo, come abbiamo detto, non scevro da difetti). Soderbergh stesso si è già affrettato a dire che presto continuerà la sperimentazione, attraverso progetti che svilupperanno l’idea dietro la nascita di questa serie anomala. A noi spettatori non resta che attendere fiduciosi e godere del ritorno in pianta stabile di uno dei migliori registi della sua generazione (giusto per non stare con le mani in mano, oltre a Unsane, il nostro Steven ha già terminato altri due lungometraggi: Logan Lucky e High Flying Bird) Per finire una curiosità. Lo sceneggiatore Ed Solomon deve essere un grande appassionato di fumetti. Infatti non solo il personaggio di Joel, sebbene non venga mai detto chiaramente, è proprio un aspirante disegnatore di fumetti, ma nei dialoghi vengono spesso inseriti dei riferimenti (davvero criptici per i non esperti) a diversi maestri della Nona Arte (Moebius, Steranko, Kirby, Bolland). Che Solomon si voglia candidare a scrivere un cinecomic? Viste le capacità mostrate in questo Mosaic e nei due Now You See Me, non sarebbe certo una cattiva notizia.