I kingsman tornano in azione a due anni dall’uscita del primo capitolo. Questa volta gli agenti inglesi si uniranno alla loro controparte americana per affrontare insieme il nuovo nemico.
Dopo aver sempre detto di “odiare” i sequel Matthew Vaughn decide invece di dare luce al secondo episodio della creatura da lui portata sullo schermo. Se il primo Kingsman era un piccolo gioiello con il giusto dosaggio di ogni componente questo sequel non può che essere il figlio naturale del capostipite mantenendo assolutamente inalterata la formula che mescola sapientemente azione parte comica e drammatica.
Nonostante non ci sia più l’effetto sorpresa Vaughn rimane fedele a se stesso e al suo pubblico non facendo della sua opera nè un puro esercizio di stile nè una mera operazione commerciale. La trama non ha particolari sussulti ma non da nemmeno la sgradevole sensazione di sapere già cosa stia per succedere nella scena successiva ma anzi incuriosisce lo spettatore nell’osservare lo sviluppo del mefistofelico piano ordito da Julienne Moore, qui chiamata ad interpretare l’antagonista, perfettamente calata nel ruolo di una deliziosa ed apparentemente dolcissima signora che cela invece una totale follia.
La regia precisa e dinamica ma mai nevrotica o confusionaria è la base sulla quale si dipanano le azione degli attori principali, tutti confermati, e soprattutto perfettamente a loro agio nella parte con un Colin Firth nato per fare il Kingsman e riportato in vita in una maniera decisamente poco plausibile, ma in un film che mette la plausibilità in fondo alla scala degli interessi la cosa passa relativamente inosservata. La presenza di Elton John nei panni di se stesso regala più di un sorriso ed è un valore aggiunto al prodotto finale. Tuttavia la colonna sonora, che sta assumendo importanza sempre più rilevante negli ultimi anni, qui passa in secondo piano non regalando particolari sussulti se non nel concitato finale. Nota di merito e gradita conferma la fotografia accesa e colorata ma mai satura o con dominanti specifiche.
In attesa dell’ormai certo terzo episodio non rimane che sperare di ritrovare in cabina di regia ed al timone di tutto il progetto lo stesso padre di questi primi due, bellissimi, capitoli.