A un anno dagli eventi di Avengers: Endgame, Clint Burton (Jeremy Renner) è a New York in compagnia dei figli, in procinto di tornare a casa per le feste natalizie. Improvvisamente, però, l’inaspettata ricomparsa di Ronin (l’identità fittizia che Clint aveva assunto dopo lo sterminio di mezzo universo operato da Thanos), lo costringerà a rivedere i suoi piani e ad accettare con riluttanza l’aiuto di Kate Bishop (Hailee Steinfeld), una giovane fan di Occhio di Falco.
Nazione: Stati Uniti
Anno: 2021
Genere: azione, avventura
Piattaforma: Disney+
Episodi: 6
Ideatore: Jonathan Igla
Attori: Jeremy Renner, Hailee Steinfeld, Florence Pugh, Tony Dalton, Vera Farmiga, Brian D’Arcy
I deludenti episodi finali della season one di Loki ci avevano fatto temere che, dopo un inizio più che promettente, la serialità televisiva dei Marvel Studios si stesse lentamente incamminando sulla stessa – poco raccomandabile – strada intrapresa dai “cugini” della Lucasfilm. Una preoccupazione nata anche dai numerosissimi nuovi progetti annunciati per Disney+, che hanno instillato vari dubbi persino nei più ottimisti tra gli osservatori. Vedere la quantità cominciare a prevalere sulla qualità porta inevitabilmente a pensare che qualche manager, maggiormente interessato ai suoi dividendi piuttosto che al reale valore artistico di un’opera, possa facilmente farsi tentare dallo sfruttare fino all’osso un filone fortunato, finché è possibile ricavarne qualcosa, soprattutto quando si ha a disposizione un parco personaggi enorme, come quello proveniente dalla Casa delle Idee. Una strategia miope e poco lungimirante che determinerebbe l’infinita iterazione dei soliti cliché supereroistici, ottenendo solo la semplice fidelizzazione di un pubblico in cerca di un intrattenimento senza pretese (la stessa tattica adottata in maniera ancora più estesa da Netflix, le cui novità veramente degne di nota si contano ormai sulle dita di una mano). E invece, l’arrivo sugli schermi di Hawkeye ci ha fatto tirare un grosso sospiro di sollievo. Sia chiaro, non tutto funziona come dovrebbe. Il personaggio di Maya Lopez, per esempio, è sembrato ancora troppo acerbo (e la sua apparizione – al di là dell’encomiabile coinvolgimento dell’esordiente Alaqua Cox, un’attrice realmente sorda e costretta a muoversi con una protesi – funziona più da passerella per la sua futura serie personale che come evento fondamentale nell’economia della trama), inoltre – fan service a parte – il Kingpin di Vincent D’Onofrio in versione MCU ha un po’ svilito il machiavellico boss del crimine visto nel Daredevil di Netflix. Senza considerare, infine, che la resa dei conti tra Clint Burton e Yelena Belova è apparsa affrettata e parzialmente incoerente con la scena extra del film dedicato alla Vedova Nera. Stiamo però parlando di dettagli secondari che non oscurano più di tanto le numerose scelte azzeccate fatte dagli autori, a partire dalla decisione di prendere come riferimento per il soggetto la celeberrima miniserie a fumetti di Matt Fraction e David Aja del 2012. Oltretutto, quella che è considerata la migliore storia di Occhio di Falco mai pubblicata viene omaggiata di continuo, dai titoli di testa dei vari episodi, che richiamano apertamente la grafica degli albi della miniserie, fino all’utilizzo di alcuni dei comprimari più significativi (compreso il simpatico Pizza Dog), riuscendo anche a esaltarne i pregi principali, in particolare il ritmo scoppiettante della narrazione, che, supportato dalle divertenti schermaglie tra i due protagonisti – ma pure dalla goffaggine della Tracksuit Mafia e dalla gigioneria della già citata Yelena -, rende la serie un riuscito buddy movie a puntate (a differenza del tentativo andato a vuoto con Falcon e il Soldato d’Inverno, show più efficace nel far convivere avventura e denuncia politica). Il merito di questo deve essere attribuito soprattutto alla bravissima Hailee Steinfeld, che ha confermato quelle doti da attrice brillante già messe in mostra in Dickinson su Apple TV+. La sua Kate Bishop è forse un po’ più sbarazzina rispetto all’originale cartaceo, ma l’alchimia che si crea con Jeremy Renner (in verità, apparso a tratti un po’ affaticato) non ha nulla da invidiare al feeling di altre celebri coppie viste in passato su grande e piccolo schermo. Di alto livello anche molte delle scene d’azione, che testimoniano la cura dei Marvel Studios verso l’aspetto coreografico (finora appannaggio di produzioni televisive ben più prestigiose). Certo, stiamo parlando di un’operazione studiata solo per far divertire gli spettatori con una trama semplice e leggera, ma in questo – scusate la facile metafora – Hawkeye centra in pieno l’obiettivo. Perfettamente comprensibile, quindi, la scelta di Rhys Thomas e del duo Bert & Bertie per la regia dei vari episodi, tre giovani autori (le due filmmaker britanniche in particolare) già distintisi in diverse opere che abbracciano gli stessi toni da sitcom, teen drama e action fracassone poi riversati con efficacia nello show per Disney+. Bene pure Jonathan Igla alla scrittura, il quale, sebbene distante dalle atmosfere di Mad Men e Masters of Sex (le sue serie più famose), è sembrato piuttosto in sintonia con i personaggi.
Come sempre numerosi gli omaggi al Marvel Universe fumettistico, con varie new entry di un certo spessore, tra cui, oltre ai già citati Kingpin e Maya Lopez, vale la pena ricordare almeno Jack Duquesne, la versione live del “Jacques” Duquesne cartaceo (alias lo Spadaccino). Sulle pagine dei comic book il personaggio è una sorta di mentore di Clint Burton, oscillando spesso tra bene e male. Questa ambiguità è ripresa solo parzialmente in TV, mentre vengono del tutto persi i legami con Occhio di Falco.
Un’autentica chicca, infine, la scena extra nei titoli di coda dell’ultimo episodio. Assolutamente inutile per capire gli sviluppi della Fase 4 del MCU, ma perfettamente in linea con lo spirito goliardico della serie.
VOTO FILMANTROPO
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