Nazione: Stati Uniti
Anno: 2017
Episodi: 8
Genere: Drammatico
Creata da: Grant Morrison, Brian Taylor
Attori: Christopher Meloni: Nick Sax, Ritchie Coster
Voto Filmantropo:
Nick Sax (Christopher Meloni) è un ex poliziotto alcolizzato, ridotto a guadagnarsi da vivere come sicario per la malavita. Dopo un attacco di cuore, comincia a vedere un piccolo unicorno blu di nome Happy, che sostiene di essere l’amico immaginario di una bambina di nome Hailey (Bryce Lorenzo), caduta nelle mani di un maniaco vestito da Babbo Natale. Happy vorrebbe che Nick si precipitasse ad aiutare Hailey, ma prima deve riuscire a convincerlo della propria esistenza.
Nel mare magnum che è ormai diventato Netflix, a volte non è semplice orientarsi senza l’aiuto di una bussola virtuale e una serie meritevole come Happy! potrebbe facilmente correre il rischio di passare del tutto inosservata. E sarebbe un vero peccato, perché lo show in questione, trasmesso originariamente negli USA dal canale satellitare Syfy, è, di sicuro, una delle produzioni più interessanti apparse di recente in TV. Leggendo l’omonima miniserie a fumetti di Grant Morrison e Darick Robertson, uscita qualche anno fa per i tipi della Image (da noi è reperibile nel catalogo della Bao Publishing), di cui lo show è un adattamento abbastanza fedele, si può facilmente intuire che cosa abbia convinto Brian Taylor a realizzarne una trasposizione televisiva. Il regista americano, infatti, dopo un inizio folgorante con gli adrenalinici Crank e Crank: High Voltage (co-diretti assieme all’amico Mark Neveldine) aveva visto la sua carriera interrompersi bruscamente a seguito dei modesti risultati ottenuti con il cinecomic Ghost Rider-Spirito di vendetta. Quale migliore occasione di riscattarsi, quindi, di trasferire sul piccolo schermo le (dis)avventure di Nick Sax, così ricche, già nella loro versione cartacea, di brutalità e volgarità di ogni tipo (due degli elementi distintivi del cinema di Taylor)? Fedele agli insegnamenti di Robert Rodriguez, uno dei suoi probabili mentori, la violenza con cui il regista americano infarcisce la serie è, però, sempre smorzata da forti dosi di ironia, tanto che è difficile capire quanto di quello che si vede sia opera di Taylor e quanto di Morrison. L’autore scozzese, infatti, accreditato come produttore esecutivo e come co-sceneggiatore del primo e dell’ultimo episodio (assieme allo stesso Taylor), pur avendo mostrato, anche su fumetti decisamente mainstream come Superman o X-Men, una naturale tendenza a percorrere strade meno battute, è sempre parso maggiormente attratto dalle manie e dalla perversioni umane (più probabile, quindi, un suo coinvolgimento diretto nella caratterizzazione di personaggi come Sonny Shine o il Babbo Natale psicopatico), ma il taglio più grottesco della serie (per non dire demenziale) è sicuramente farina del sacco di Taylor: non ce lo vediamo proprio Morrison a proporre un personaggio come Isabella Scaramucci (assente nel fumetto), immorale protagonista di un inverosimile reality. Di certo la regia ha potuto contare sull’appoggio, non indifferente, di un ottimo Christopher Meloni (l’attore, già apprezzato in passato su Oz e Law&Order, ci regala un Nick Sax sopra le righe da antologia) e del bravo Ritchie Coster (un mefistofelico Francisco “Blue” Scaramucci). Assolutamente strepitoso, poi, Patrick Fischler, nei panni del sadico Smoothie, co-protagonista anche di una delle scene più deliranti di tutta la serie (il video pop anni Ottanta che apre uno degli ultimi episodi). E sono proprio le caratterizzazioni di Blue e Smoothie, due personaggi che nel fumetto si intravedono a malapena, e il ritmo indiavolato della regia, che dà il meglio di sé nelle frequenti sparatorie e nei violentissimi combattimenti corpo a corpo, a rendere più sopportabili la presenza di Happy, spesso un po’ indigesta (sebbene inevitabile, considerando la sua importanza anche nel fumetto), ma anche gli eccessi creativi di Taylor e dei suoi sceneggiatori, che a volte deragliano nella sgradevolezza pura (la spiegazione del nome “Smoothie” è un qualcosa di cui potevamo, francamente, fare a meno). Il regista americano è sembrato anche godere di una libertà creativa non piccola, tanto da riuscire a inserire nella trama parecchie citazioni cinematografiche (giusto per segnalare le più evidenti: le sequenze nel quartiere cinese, pur non avendo nessun risvolto fantasy come nel cult di John Carpenter, richiamano subito alla mente Grosso Guaio a Chinatown. Una delle scene più sconclusionate della serie vede Happy epigono del Mr. Blue di Michael Madsen ne Le iene. E, infine, i più attenti avranno notato anche un piccolo omaggio allo Shining di Kubrick).
Prima ancora che fosse disponibile in streaming, Happy! era già stata rinnovata per una seconda stagione. Sarà, quindi, interessante per noi spettatori, vedere come si muoverà la produzione su un terreno praticamente sconosciuto, dato che, a differenza della serie televisiva, al fumetto non è mai stato dato un seguito (almeno per ora).