La bella Roxanne (Haley Bennett) è corteggiata con ardore dal potente Conte De Guiche (Ben Mendelsohn), ma la giovane donna è alla ricerca del vero amore, che crede di trovare nel cadetto Christian de Neuvillette (Kelvin Harrison Jr). Temendo la reazione di De Guiche, chiede al suo vecchio amico Cyrano de Bergerac (Peter Dinklage) di proteggerlo, ignorando che anche l’abile spadaccino è segretamente innamorato di lei.
Nazione: Stati Uniti
Anno: 2022
Genere: Musicale, drammatico
Regista: Joe Wright
Durata: 124 min
Attori: Peter Dinklage, Haley Bennett, Ben Mendelsohn, Bashir Salahuddin, Kelvin Harrison Jr.
Tratto dall’omonimo musical di Erica Schmidt (che nel film è rimasta come sceneggiatrice) Cyrano è un nuovo adattamento della celebre pièce teatrale di Edmond Rostand del 1897.
Più volte portata sul grande schermo, vi ritorna ora per mano di Joe Wright, regista britannico noto soprattutto per le sue trasposizioni cinematografiche di classici della letteratura o di importanti romanzi moderni (tra i suoi lavori più riusciti ricordiamo Espiazione e Orgoglio e pregiudizio).
La storia è essenzialmente fedele all’originale, benché se ne differenzi per un particolare fondamentale. Se nell’opera di Rostand, il difetto fisico che affligge il protagonista è un naso lunghissimo, la Schmidt immagina, invece, un Cyrano affetto da acondroplasia, cioè la stessa patologia di cui soffre il bravissimo interprete chiamato a vestirne i panni, quel Peter Dinklage diventato universalmente famoso come Tyrion Lannister ne Il trono di spade. Ma rispetto alla serie di HBO, nel film di Wright il talento istrionico dell’attore americano viene, se possibile, ulteriormente esaltato e il regista inglese, consapevole delle capacità del suo protagonista (soprattutto dopo averle già apprezzate nel musical originale, dove il buon Peter ha ricoperto lo stesso ruolo), non esita a mettergli a disposizione ogni minuto possibile. Dinklage ripaga la fiducia assegnatagli unendo alla consueta recitazione priva di sbavature un’espressività così intensa da far diventare quasi tangibile l’umanità del suo personaggio, rendendo più che credibili i tormenti di un uomo che, a dispetto dei suoi limiti fisici, non teme di misurarsi a duello contro chiunque, ma che, a causa del suo aspetto, non trova il coraggio di dichiararsi alla sua amata. È questa la vera intuizione della Schmidt, che, confidando nella complicità dell’attore (i due nella vita reale sono marito e moglie), adegua alla sensibilità moderna la naturale insicurezza di chi, per evidenti difetti esteriori, non riesce a manifestare i propri sentimenti, un disagio che nell’opera di Rostand viene trattato con meno dramma e più leggerezza. La determinazione e l’audacia mostrati dal Cyrano di Dinklage sono semplici maschere, necessarie a nascondere il senso di inadeguatezza che egli prova di fronte a colei che ritiene il simbolo della perfezione. Un malessere esistenziale che l’attore statunitense riesce a trasmettere con grande spontaneità, evitando, oltretutto, qualsiasi forma di pietismo. Insomma, una performance attoriale di altissimo livello e una vera delizia per gli spettatori, che potrebbero essere pure portati a considerare un pregio, la volontà del regista di rimanere quasi invisibile. A nostro avviso, invece, tolta la giocosa ed effervescente scena iniziale (magnificata anche dagli eccelsi costumi del nostro Massimo Cantini Parrini e di Jacqueline Durran, che risplendono per tutto il film), l’unica dove l’impronta di Wright risulta riconoscibile, la discutibile direzione dell’autore britannico si configura molto presto come una evidente incapacità di andare oltre il testo della Schmidt, lasciando che la pellicola trovi la sua ragion d’essere solo nella bravura del cast. Lo stesso problema di cui aveva sofferto il precedente L’ora più buia, film dove Wright aveva fatto una scelta stilistica analoga e per il quale, senza l’interpretazione straripante di Gary Oldman, avremmo fatto fatica a trovare qualche elemento degno di nota. Ciononostante, per non correre il rischio di scoraggiare il pubblico dall’andare a vedere la pellicola, è bene sottolineare che non solo la prova di Dinklage, ma anche quella offerta dagli altri attori (a partire dall’ottima Haley Bennett, che, grazie al fatto di provenire pure lei dal musical della Schmidt, ci regala una convincente e passionale Roxanne) merita senz’altro di essere apprezzata al cinema. Così come le musiche e le canzoni che, per quanto non indimenticabili, permettono di ammirare le doti canore dei protagonisti e di innalzare la carica romantica del film (al contrario delle sciatte e inutili coreografie, per fortuna scarse anche di numero).
Chiudiamo ricordando che la Francia del 1600, in cui è ambientata la vicenda, è stata ricostruita in Sicilia tra Scicli e Noto. Si scorge persino l’Etna, dove è stata girata la tragica battaglia che compare nelle scene finali.
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