Londra, 2011. Massimo Ruggero (Alessandro Borghi) è un trader di successo presso la New York London Bank e, grazie all’intercessione del suo mentore Dominic Morgan (Patrick Dempsey), sta per essere promosso a una delle cariche più importanti dell’istituto finanziario. Improvvisamente, però, alcuni inspiegabili avvenimenti, apparentemente scollegati tra loro, cominciano a metterlo in cattiva luce agli occhi del consiglio d’amministrazione.
Nazione: Italia, Francia
Anno: 2020
Episodi: 10
Piattaforma: Sky Atlantic,
Genere: Drammatico, thriller,
Ideatore: Alessandro Sermoneta, Mario Ruggeri
Attori: Alessandro Borghi, Kasia Smutniak, Laia Costa, Malachi Kirby, Lars Mikkelsen, Patrick Dempsey
A parte Wall Street di Oliver Stone, per lungo tempo l’alta finanza è stato un argomento quasi mai preso in considerazione per il cinema. Negli ultimi anni, invece, complice il coinvolgimento sempre più massiccio di banche, fondi di investimento e agenzie di rating nelle decisioni prese dai vari governi a salvaguardia dell’economia dei propri paesi (con inevitabili ricadute sulla vita dei cittadini) è ormai diventata consuetudine che le operazioni finanziarie occupino un largo spazio all’interno dell’informazione, o nelle discussioni tra i non addetti ai lavori. Non solo, l’impressione che le grandi potenze usino le manovre economiche per farsi la guerra, da tempo si è trasformata in una certezza e che le azioni speculative di pochi possano essere sufficienti a portare un paese verso il baratro è, purtroppo, una triste realtà. Con simili premesse, e con un’attenzione del pubblico così alta, poco ci voleva che tematiche di questo tipo diventassero un soggetto irresistibile da raccontare anche sul grande schermo e, di lì a poco, pure sulle varie piattaforme dedicate all’intrattenimento casalingo. Tra gli esempi più eclatanti di questo nuovo trend possiamo citare l’ottimo La grande scommessa per il cinema e il serial Billions per la TV. Da qualche settimana, inoltre, sul piccolo schermo è arrivata una nuova produzione italo-francese (Sky Italia, Lux Vide, Orange), che ha riscosso un buon successo di critica e pubblico. La serie in questione è Diavoli, tratta dall’omonimo romanzo del finanziere Guido Maria Brera, che vede Alessandro Borghi come protagonista, assieme a un cast internazionale in cui spicca la star di Grey’s Anatomy Patrick Dempsey. Come nelle migliori opere di fiction, lo show mischia gli eventi reali a quelli di fantasia, trasformando i fatti di cronaca politico-economica vissuti in questi anni in un thriller serrato e avvincente. Spesso si fa fatica a comprendere le operazioni finanziarie che vengono continuamente evocate dai vari personaggi, ma queste sono abilmente messe in secondo piano dalla trama principale, che si sofferma maggiormente sul mistero che avvolge la morte di uno dei comprimari (evento che apre la serie) e sugli intrighi all’interno della banca di investimenti NYL, dove ogni decisione presa sembra determinare crisi politiche, disastri economici e il destino di rinomati rappresentanti dell’élite planetaria. Regia, sceneggiatura, fotografia e montaggio lavorano all’unisono, riuscendo a portare avanti la vicenda in maniera impeccabile, senza nascondere l’intenzione di dipingere molto negativamente quel mondo così distante dalla gente comune, popolato da trader senza scrupoli e assolutamente incapaci di provare rimorso di fronte alle inevitabili sofferenze causate dalle loro speculazioni finanziarie. Per costoro, le uniche cose che contano sono i guadagni enormi e appagare l’avidità infinita che li contraddistingue. Inoltre, i colori freddi e virati al blu, che avvolgono quasi ininterrottamente ogni ambiente in cui si muovono i personaggi o le molte scene notturne accrescono ulteriormente l’inquietudine trasmessa dalla vicenda e rendono il clima ancora più sinistro, quasi come se potessero dare forma all’aridità interiore di questi cosiddetti squali del capitalismo. Anche i personaggi, infatti, sono ambigui, machiavellici, spesso spietati, tanto che si fa fatica a scorgerne uno senza ombre o che non abbia sulla coscienza peccati di varia natura (forse solo la giovane hacker Sofia, interpretata dalla spagnola Laia Costa, benché faccia parte di un’associazione fuorilegge). Quindi, se negli ultimi anni qualcuno si fosse mostrato diffidente verso le banche o verso la finanza in generale, Diavoli non aiuta certo a cambiare opinione. Naturalmente, alcune scelte dettate da necessità narrative appaiono un po’ forzate: per esempio, pensare che il “diabolico” Dominic Morgan possa essere responsabile di ogni guaio finanziario mondiale degli ultimi quindici anni è piuttosto inverosimile. Ma anche questa piccola concessione alla fiction non scalfisce più di tanto la qualità generale dell’opera.
Nel cast è Dempsey quello a convincere di più: imperturbabile e glaciale, le espressioni del suo volto sono sempre emblematiche e raccontano più di tutti i dialoghi elaborati per lui dagli sceneggiatori. Borghi, invece, sembra guardare ancora troppo ai personaggi tormentati interpretati nelle sue opere precedenti. A fatica riesce a rimanere misurato, ma i suoi occhi spiritati tradiscono spesso un’insopprimibile voglia di andare sopra le righe. Poi, tanti ottimi comprimari, con una menzione speciale per il sempre bravo Lars Mikkelsen.
La serie è già stata confermata per una seconda stagione, dove sembra che le macchinazioni dei protagonisti continueranno sullo sfondo della Brexit. Tuttavia, non ci sorprenderebbe se gli autori stessero già pensando a un terzo capitolo, dato che con la crisi mondiale di questi ultimi mesi innescata dal coronavirus, la realtà sembra aver superato di gran lunga la fantasia.
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