Nazione: Stati Uniti d’America
Anno: 2018
Durata: 143 min
Genere: Drammatico
Regia: Paul Greengrass
Attori: Anders Danielsen Lie, Jonas Strand Gravli, Jon Øigarden, Isak Bakli Aglen
Voto Filmantropo:
La vera storia dell’attentato terroristico a sfondo politico che ha scosso la Norvegia e l’intera Europa il 22 luglio 2011. Anders Behring Breivik, estremista della destra neonazista, con fredda lucidità fa esplodere un furgone bomba nel quartiere governativo di Oslo e compie una strage sull’isola di Utøya uccidendo in tutto 77 persone. Questi tragici eventi lasceranno profonde ferite nelle famiglie coinvolte.
Il 22 luglio 2011 è un giorno come tanti in Norvegia, il primo ministro svolge i suoi compiti istituzionali mentre un gruppo di ragazzi dell’élite laburista, tra i 10 e i 20 anni, partecipa a un campo estivo sull’isola di Utøya, a 50 km da Oslo. Nella mente di Anders Behring Breivik non è così, è il giorno prescelto per aprire gli occhi alla Norvegia e all’Europa intera. L’estremista neonazista sostiene, in un documento di ben 1518 pagine, che l’immigrazione musulmana e una società multietnica distruggono la cultura e i diritti degli autoctoni, unici meritevoli di vivere in Norvegia. Tutto per colpa della politica liberale e includente del partito laburista al governo. Questo movente politico porterà Breivik alla realizzazione di un folle piano: un furgone bomba in centro ad Oslo e uno sterminio di innocenti sull’isola di Utøya.
Questo è il principio di un film che condensa le sue scene di azione nella prima mezz’ora. Dal momento dell’arresto, il regista Paul Greengrass racconta un duello psicologico a distanza tra l’attentatore e le vittime focalizzandosi sulla famiglia di Viljar Hanssen, ragazzo rimasto miracolosamente in vita nonostante le numerose ferite da arma da fuoco riportate. La regia si tiene alla larga da qualsiasi giudizio sulla vicenda o dalla facile tentazione di romanzare eventi e sentimenti, limitandosi a una mera cronistoria.
Il film inizia con un ritmo serrato nelle scene d’azione, che subisce un inevitabile rallentamento nelle successive due ore. Non manca però la tensione emotiva sullo spettatore, non si può che provare empatia per le vittime e sconcerto per un personaggio che non prova alcun tipo di rimorso, e che anzi trova il modo di trasformare il processo in un’estensione della sua battaglia politica. Gli attori, non di grande calibro, provano a portare alla luce le fratture dell’animo dei sopravvissuti e dei loro familiari, riuscendoci solo in maniera superficiale. Interessante la tematica, rimasta solo accennata, del dilemma morale vissuto dall’avvocato difensore di Breivik e delle pressioni subite dall’opinione pubblica.
Greengrass ha un solo intento: raccontare gli eventi senza influenzare lo spettatore e senza rischiare di approfondire tematiche delicate. A causa di questa scelta si ha l’impressione che il film sia un’occasione persa verso la sensibilizzazione del pubblico su tematiche di fondamentale importanza nel nostro tempo quali l’integrazione sociale, l’odio razziale, gli estremismi politici e religiosi e l’utilizzo delle armi da fuoco.